mercoledì 6 marzo 2013

Città della Sciemità: quella doveva bruciare

Mentre tutti si piangono Chavez, chi si gioca lo stipendio sulle coalizioni politiche e sulla nazionalità del prossimo Papa, io penso a Città della Scienza.
Se mi permettete una romanticheria, quando ho visto le foto del complesso bruciante mi è venuto un tuffo al cuore. Un po' perché mi ricordo i giri da piccolo con la scuola (prima elementare, poi media) e quelli da grande (tra i tanti, quello durante la mostra sugli insetti); soprattutto perché, come ha scritto la mia amica Chiara: "noi a Napoli due-tre cose tenevamo buone".
Non mi interessa parlare dei motivi dell'incendio. Non è questo il punto che voglio analizzare.
Motivo casuale: una struttura così grande priva di un tecnico che ogni tanto andava a fare i controlli?
Motivo doloso: idem, sostituendo "tecnico" con "sicurezza".
In entrambi i casi, c'era bisogno del controllo umano. Quindi, anche del VOLERE umano.
Ora, fatemi aprire le parentesi perché i ciucci sono in agguato con l'arraglio facile: sarebbe ingiustificabile un gesto del genere, se voluto. Sempre, in ogni caso, rimane un gesto folle.
Posso chiudere le parentesi, umanoidi col pensiero asinino? Ok.
Ora, gira voce che sono passati mesi e parecchi addetti ai lavori della Città non hanno ricevuto lo stipendio. Mi metto un attimo nei panni loro, nei panni di quello che staccava i biglietti all'ingresso, per esempio, che tiene le cambiali che gli escono dalle tasche, che guarda gli altri genitori portare i propri figli a spasso nel plesso, che lui non può farlo perché deve prima pensare al piatto in tavola e se chiede di essere pagato dall'alto gli rispondono "pensa a lavorare, perché in questo periodo di crisi già è assai se tieni un lavoro, vorresti pure essere pagato?" *.
Unisci più persone che stanno con l'acqua alla gola, che si ritrovano tra le mani il potere di stravolgere una struttura del genere, che non hanno nulla da perdere. Perché, capiscono la crisi e tutto quanto, però da statistiche 350 mila visitatori all'anno la Città li faceva. E non parlo degli sponsor e di tutto il resto, sennò la lista degli introiti aumenta a dismisura. Tanti introiti, e non ci escono gli stipendi?
Come dicevo, non è questo che voglio criticare, anche se un po' l'ho fatto e chissenefotte, qua il pallone è il mio e gioco come dico io.

Lo sapete meglio di me: Facebook - oltre a essere un vespasiano sperduto in mezzo al bosco: tutti, vecchi e giovani, stitici e diarroici, lo usano, in ogni momento della giornata, ma nessuno va mai a buttarci la candeggina dentro - è un ottimo mezzo per far viaggiare alla velocità della luce le notizie. Così ho visto le prime foto, e poi mi sono informato come meglio potevo.
Però Facebook, oltre che far viaggiare alla velocità della luce le notizie, rimane sempre il vespasiano in mezzo al bosco.
Sotto alle foto dello scempio, oltre alla sequela di "che peccato", "bastardi!", "un pezzo di Napoli che muore" c'erano dei commenti che se ci ripenso mi viene il prolasso mentale.
Ora, e qui c'è da specificare ancora una volta sennò oggi pure m'appiccico co' qualcuno e nun tengo 'a capa, si possono fare le battute su ogni argomento. Anche su un caso del genere. Lo chiamano "black humour", è difficile farlo, bisogna essere portati per usarlo al meglio. Anche se pure a me qualche argomento non fa ridere, so che fa parte del gioco e mi devo chiavare la lingua in culo. E so che in molti non lo capiscono affatto, vedi la foto di Jo Monaciello sull'arcangelo Michele e la città più bella del mondo e Juve merda.
Ma una cosa è l'umorismo ben costruito, una cosa è la scimità galoppante:

"Maronn! Me penzav ch'er l'Arenile che se stev appicciann!" [oddio, mica uno poteva andare a ballare in un'altra tra le migliaia di discoteche che ci sono a Napoli! E comm se facev, sinò!]
"Una spesa in meno per il mezzogiorno" [questi sono gli stessi che fino a ieri facevano il cambio valuta lira-euro con la calcolatrice in mano e mo sono diventati esperti dello spread]
"Ma che ce ne fooott!" [visto che una volta si portavano le stronzate di Drive-In buttate a schiovere, mo ci sono quelle di Made in Sud, perché nuje simm r'o sudd, 'e capit frat'a mme?!?]

e mi fermo qui sinò m'avota 'o stommaco.
Poi dice perché a Napoli dovrebbe ritornare il re.
Ma solo dopo una bella passata di Agente Arancio.



* fidatevi, ho avuto modo di conoscere gente che, se fosse per loro, uno dovrebbe ringraziare la Madonna tutti i giorni leccando il pavimento perché ha la possibilità di lavorare, possibilità intesa come fare qualcosa, di non stare con le mani in mano, di tenersi impegnati. Ma hai voglia a spiegare a questi grandi menaggèrr che "lavorare" significa "io mi tengo impegnato PER TE, tu devi cacciare i soldi PER ME" e non "beneficenza".

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