giovedì 29 novembre 2012

Napoli è come una stupenda ragazza fidanzata


"Napoli è come una stupenda ragazza, ma fidanzata fin da piccola con un tizio più ricco, ma parecchio più ricco, di te: tu comunque ci provi, ci riesci, per molto tempo ci stai pure, anche perché la cosa ti rende bucchinaro agli occhi dei tuoi amici, ma quando pretendi di più ti fa male. Sai che meriti di più.
Se non ti metti con saaanta pazienza a importi, a cercare di cambiare le cose, a non accontentarti della scappatella fugace, Napoli, per quanto tu possa amarla, non lascerà mai il ragazzo con cui sta.
E ti sarà difficile: il tipo con cui sta è troppo ricco. Hai voglia di fare il simpatico.
Ed è molto più facile che tu, alla fine, ti sposi con Trieste.”

Questo è quello che ho detto a un mio collega qualche giorno fa, all’uscita della notizia che Napoli è al penultimo posto nella listona delle città più vivibili d’Italia. E a tutto il putiferio che ha scatenato.
All’ultimo posto ci sarà il Primo Girone del Settimo Cerchio dell’Inferno, credo.
Ah-ah. Battutona.
E’ che scrivo fesserie perché non riesco a dormire con tutto questo vento. Vola di tutto, qua fuori. E si prospetta un’altra nottata infame.
Perché poi penso a domani che devo scendere a Napoli e che se stanotte piove, nel migliore dei casi, farò tardi.
Nel peggiore, farò tardi e me ne tornerò a casa senza aver concluso nulla, combinato come un biscotto di Castellammare post zuppa di latte.
Sì, devo scendere, perché noi della provincia diciamo così. Sì, io abito in provincia. E mi sta bene. Non mi lamento.
Mi lamento però di quelli che difendono a spada tratta Napoli senza viverne il male. Lo fanno da lontano, distaccati con amorevole malinconia.
E’ bello guardare da Sant’Antonio a Posillipo il porto, appoggiato alla ringhiera, sorridendo al pensiero che in mezzo alle chiome degli alberi al di sotto dell’enorme balconata ci siano innumerevoli orecchini, cellulari e occhiali da sole caduti da sopra a basso. Poi però quando ci vai, al porto, ti ammacchi il cellulare nelle mutande e chiudi orecchini e occhiali da sole nella borsa delle tua ragazza che deve tenere stretta quando passano gli zingari con le rose e quelli che camminano strano con la Peroni in mano - e ci passi solo perché devi andare a recuperare l'auto, sennò fossi cazzo di passare fuori al lungomare di sera tardi, eh?
Non mi dilungo oltre, avrei paura di essere frainteso. Parlare di Napoli è come fare chirurgia: molti pensano che sei semplicemente un macellaio sadico, senza sapere che lo stai facendo per lei e lo fai con passione (nel senso più ampio del termine). E io ci tengo a sottolineare i miei anni di sofferta gavetta.
Ma racchiude il mio pensiero tutto quello che trovate nel seguente post di Raffaella Ferré:
http://www.santaprecaria.com/blog/2012/11/la-qualita-della-vita-chiama-napoli-mette-occupato/
Però, diciamolo, Napoli non sarà il Primo Girone, ma non è giusto nemmeno vivere nel Secondo.
E per favore, non facciamo come quelli che stanno nella Sesta Bolgia dell’Ottavo Cerchio, eh.
(Dante si starà sputando in faccia per la collera).

A. L.

PS:
“E tu, ti sposi con Trieste?”
“Sono ancora innamorato. Un giorno forse riuscirò a farla lasciare e a mettersi con me. Ci sto provando con ogni mezzo, ti assicuro, e lo so che è tosta"
"E se non dovesse succedere?"
"Se non dovesse succedere? Beh, sarò troppo vecchio per innamorarmi un’altra volta”.