sabato 12 gennaio 2013

Ruzzle pe tutt'e scale

Ai tempi del liceo, in quella che chiamavamo "cantinòla" ma era piuttosto il posto dove abbiamo trascorrso le migliori serate dell'adolescenza, ci siamo fatti le panze così di giochi da tavolo.
Anche i più restii, alla fin fine, si sedevano e passavano le ore a scervellarsi.
I piccoli riti irrinunciabili e gli episodi evergreen c'erano tutti:
io dovevo avere per forza i carrarmati rossi del Risiko e mi dovevo ciucciare a tutti i costi l'Australia (leggi "carrarmati, aerei e sommergibili" e "l'America" se si trattava di FutuRisiko);
se non usciva la "A", alla richiesta "film di Marylin Monroe" ci inventavamo i titoli, dato che l'unica pellicola che ricordavamo era "A qualcuno piace caldo";
per vincere il triangolino azzurro dovevamo essere fortunati che uscisse la domanda "qual è la capitale dell'Italia?";
il Fujihama era, senza dubbio alcuno, l'albergo d'e puttane.
Per alcuni starò parlando in cirillico, per altri sono chiari riferimenti. E credo che coloro i quali non ci hanno capito una mazza negli ultimi anni si siano quadruplicati, perché noto con dispiacere che gli scatoli dei giochi da tavolo dai rivenditori sono sempre gli stessi, sempre allo stesso posto, sempre più coperti di polvere. E poi, i giochi da tavolo fanno tanto viecchio.
...però mo che l'iPhone ce l'hanno pure i macachi dello zoo di Fasano, hanno inventato Ruzzle.
Tutti amanti degli enigmi. Tutti amanti delle parole. Ora non siamo più viecchi.
11 persone su 10 ci giocano. La persona in più è uno che si fa prestare il touchscreen da un amico.
Addirittura c'è chi fa punteggi assurdi perché l'applicazione accetta pure parole inventate.
E, peggio ancora, c'è chi rimane imbattibile perché hanno già creato un modo per barare. E' come se Picasso avesse dipinto con la tecnica "unisci i puntini". Mah.

No, non mi voglio lamentare del fatto che i più si stiano avvicinando per moda a quelli che erano giochi da tavolo e ora sono app. Fate bene. Almeno sbariate, in maniera semisolida, con la testa, invece 'e fa 'e strunz cu Photo Factory (tanto, a meno che non vi mettiate un cetriolo crudo nell'ano per poi fotografarvi da vicino il perineo, 'a nuje ce ne passa p'o cazzo).

...un appunto, ahimé, m'è d'obbligo.
Ruzzle caro, accetti tutto, accetti pure "tié" (Manuela, non ti esaltare, t'e sulo mettere scuorno!)...
ma comm'è? Accetti tutto ma non accetti "MILF"? Non ci siamo, non ci siamo.

E, comunque, potete anche sfidarmi. Ne sarei contentissimo. Ma preferirei come ho sempre fatto: carta, penna e un quadrato di legno con i dadi a sei facce e le lettere al posto dei numeri chiamato "Maxi Paroliere".
I miei amici si stanno mettendo ancora la Preparazione H. Vi avviso.

4 commenti:

  1. riporto dallo Zanichelli. Milfodromo: negozio Zara-donna.

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  2. Ma ruzzle accetta "minchia"?

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  3. Anch'io ho il Maxi Paroliere e, ahimè, mia mamma mi fa sempre una munnezza. Niente migliaia di punteggi, puoi sentirti una nullità per un semplice 60 a 12

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  4. E' quello il bello. E non puoi barare: sei solo contro la tua "ignorantità"!

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