lunedì 13 ottobre 2014

Tutto il calcio patuto per patuto*

*il titolo è un chiaro riferimento a una vecchia trasmissione televisiva** di cui, per introdurre al meglio il concetto di calcio, mi ricordo solo il nome.

Io di calcio non ne capisco molto.
Nel senso: ne conosco bene le regole, sono simpatizzante del Napoli e ho seguito, grazie a mio cognato, decine di partite quando tale squadra non verteva in condizioni rassicuranti.
Tutto sommato, posso dire che è uno sport che mi annoia e che non mi ha mai appassionato nemmeno dal punto di vista pratico: poche volte ho giocato a calcio/calcetto/calciotto in vita mia e quelle volte mi sono bastate per continuare a stare, al massimo, sugli spalti a fare bordello.
Ciò nonostante, ascolto con piacere chi mi racconta di fatti interessanti riguardo la passione più grande degli italiani (se non si conta quella di andare a trans). Soprattutto quando questo qualcuno sa mettere da parte la fede calcistica e oggettivamente mi sa delineare al meglio le gesta o gli scuorni di ogni singolo giocatore.
Stanotte, pur stando sveglio per miracolo dopo una giornata di lavoro massacrante, ho chiacchierato del più e del meno con un caro amico, e sono rimasto affascinato quando, con un amore per i dettagli tipico solo di chi davvero ci tiene all'argomento, mi ha narrato di una faccia del mondo del calcio che non conoscevo benissimo. Anzi, ottenebrato dai soliti gossip di giocatori sopravvalutati che si sputtanano i soldi degli sponsor a puttane e bamba e/o che si contendono la stessa mignotta con relativo carico di foto su Instagram di corna e bicorna, facevo fatica a credere che ci fosse un'altra faccia, più romantica, del calcio. Senza contare ciò che mi fa cadere di più la uallera: la violenza, verbale e fisica, di coloro i quali si autoproclamano "veri tifosi" e, allo stesso modo, non ricordano perché si debbano pigliare a mazzate con i tifosi della squadra opposta. Ma, come dicevano i romantici in camicia nera di un tempo, "nel dubbio, ména".
Mi ha parlato di giocatori che oltre i quaranta coltivano ancora la propria passione, del calcio minore di quelli che la mattina vanno a fravecare e la sera vanno ad allenarsi per giocare nel weekend in serie z e sono felici, di altri che hanno avuto il loro momento di gloria in Serie A e ne hanno fatto tesoro per insegnare agli altri come NON si gioca, per sopravvivere. E tanto, tanto, tanto altro che sarebbe un peccato riscrivere perché sminuirei la sua passione nel raccontarmi e la mia fascinazione nell'ascotarlo.
Poi, mi ha inviato questo video: Ugo Russo e la sua ultima radiocronaca.

Il nome non l'ho riconosciuto, la voce sì. E per uno che non segue il calcio significa molto.
Significa che quest'uomo, in un modo o nell'altro, ha fatto parte della storia. Quella bella.
E sentirlo commuoversi per la sua ultima apparizione radiofonica, significa che i gradi della sua carriera sono stati onorati da lui stesso.

Sia chiaro, lungi da me dal diventare massimo conoscitore (non riuscirei mai ad emulare gli Esperti con i loro anni e anni di studi su Fantagazzetta e sulle chiacchiere sentite al bar, p'ammor'e ddio), ma questi sono quei fatti che ti fanno ben sperare che un giorno, spero non molto lontano, uno con la maglia azzurra possa sedere accanto a quello con la sciarpa giallorossa, discutendo a braccetto.

**per dire che mi ricordavo un cazzo per un altro, l'amico citato nel post mi ha fatto notare che la trasmissione che dà titolo al mio post era radiofonica, non televisiva. E non adoVi?

Nessun commento:

Posta un commento